martedì 4 dicembre 2018

Comprare lo scudiscio prima del cavallo


Comprare lo scudiscio prima del cavallo

Un detto dell’antica saggezza popolare che ben coglie un carattere di alcuni amministratori vecchi e nuovi  della città di Santeramo recita: nan z’accatt u sckusciäle prime d’accattä la mule, che espresso in parole comuni vale a significare l’inutilità di occuparsi delle cose secondarie prima di quelle fondamentali.
Ma c’è davvero a Santeramo chi compra il frustino prima del cavallo?
Torniamo alle cose e a come si manifestano, osservando quanto v’è in città.
Sono passati già diversi anni da quando la nostra cittadina è stata abbellita da pannelli fotografici informativi turistici raffiguranti graffiti murari, lacerti di affreschi e cartelli stradali turistici, con la chiara finalità di promuovere la conoscenza e il godimento delle bellezze racchiuse nel complesso monastico delle grotte di S. Angelo (toponimo ormai consolidato nell’uso comune per indicare in realtà il culto rivolto all’Arcangelo Michele).
Finalità nobilissima. Peccato solo che dopo aver suscitato tanta curiosità ed un vasto interesse ben oltre i confini cittadini, chi ancora oggi si reca sul sito pubblicizzato, seguendo proprio le indicazioni della cartellonistica stradale, trova il sito inaccessibile, murato e totalmente incustodito, con annessa area pic-nic in pietoso stato.
Quale è stata l’utilità pratica del denaro pubblico speso per propagandare un sito che ancora oggi a distanza di anni non è visitabile? Gli unici, forse, a trarne vantaggio sono stati i vandali che condotti sul posto anch’essi da quella cartellonistica, sui luoghi incustoditi hanno potuto svolgere indisturbati la loro opera devastatrice.
Una storia simile si ripete proprio in questi giorni.
Se i pannelli fotografici, pur nella loro costosa inutilità, hanno portato alla città una nota di colore, un non so che di informazione storica e culturale, suscitando in qualche modo anche interesse e curiosità, assistiamo oggi, invece, ancor più perplessi ad una nuova tipologia di installazioni per decifrare la cui ratio, utilità e ragion d’essere occorre davvero fare un doppio sforzo.
Il primo per capire la natura di questi oggetti, la loro essenza, il significato della loro fatticità, lo scopo delle loro forme, il senso del loro essere stati gettati sulla strada, del loro presentarsi privi di qualsiasi indicazione sul loro uso, privi di qualsiasi segnaletica stradale verticale o orizzontale che ne demarchi lo spazio riservato e di utilizzo, che ne evidenzi e ne segnali la presenza, che impedisca la sosta alle automobili o ciclomotori a ridosso e nelle immediate prossimità.
Le interpretazioni a riguardo sono state diverse e divergenti: dopo varie consultazioni, ora c’è grossomodo accordo nel considerare tali manufatti destinati a svolgere le funzioni di improbabili rastrelliere per biciclette, con annesse porta fioriere.
Esaurito il primo forzo, il secondo è finalizzato a cercare di dare una risposta al perché prima di uno studio preliminare sui flussi veicolari, di una riforma della viabilità urbana ed extraurbana, della redazione del piano urbano del traffico ed in ogni caso prima della realizzazioni di zone o piste ciclabili, si è provveduto in maniera così approssimativa all’installazione di rastrelliere che fino ad oggi, a diversi mesi dalla loro installazione, appaiono inutili, inutilizzate, inutilizzabili e pericolose.
Non so a voi, ma a me simili manufatti grigi hanno trasmesso una sensazione di tristezza e di abbruttimento della città.
Per essi sono stati usati termini come: arte-del-non-senso, appendi salsicce, stendi abiti –per via della barra metallica in alto-, brutte trappole, insensate, ingombranti, ferraglia...
Una domanda prima di tante altre è ancora in cerca di risposta: chi ne ha autorizzato l’installazione?
Esiste una qualche delibera, una qualche autorizzazione pubblica?
Sarebbe auspicabile in questo caso di rendere pubblica la delibera, fosse solo per poterne chiedere la revoca, per ripristinare il più dignitoso status quo ante o per lo meno la sostituzione con manufatti più dignitosi e omologati a norma, almeno come quelli che è possibile ammirare in tutte le altre città d’Italia, così come in quelle più vicine, come Matera, Acquaviva, Cassano delle Murge…
Del resto, basta sfogliare uno dei tanti cataloghi facilmente reperibili su internet per ammirare un’infinità di tipologie di rastrelliere per biciclette pratiche, belle e decorose.
È lecito chiedersi se per l’installazione di questi manufatti, chi ne ha avallato l’autorizzazione si è premurato di chiedere un parere all’ufficio tecnico o al comandante dei vigili urbani.
Essendo inoltre tali manufatti elementi che interagiscono con il paesaggio urbano di una città il cui territorio è pressoché totalmente sottoposto a tutela speciale e a vincoli, in quanto sito ZPS e SIC, sorge il dubbio circa la necessità di sottoporre preventivamente l’opera a verifica di autorizzazione o alle valutazioni ambientali del caso.
Ma quello che soprattutto crea in ogni caso molto sconcerto riguarda gli aspetti che concernono la sicurezza:
tutte le tipologie di rastrelliere per biciclette evidenziano a prima vista una non trascurabile caratteristica. Presentano, infatti, tutte forme arrotondate e si caratterizzano tutte per l’assenza totale di spigolosità. Nessuna giunzione, nessun elemento presenta spigoli vivi, di modo che, nella malaugurata ipotesi che qualcuno vi cada, riporti il minor danno possibile.
Nelle rastrelliere santermane, scarsamente visibili invece, dato anche lo spessore ed il colore dei materiali, questo aspetto appare totalmente trascurato.
È utile ribadirlo con molta preoccupazione: simili manufatti sembrano davvero pericolosi e non corrispondenti affatto ai criteri di sicurezza sopra esposti.
Se ciò non bastasse forse ben più grave sarebbe una ipotesi diversa dalla prima:
cosa si potrebbe pensare se simili manufatti fossero stati installati in città in assenza di una delibera autorizzativa?
Agli aggettivi poco lusinghieri fin ora elencati se ne dovrebbe, in tal caso, aggiungere uno ancora più grave.
Saremmo di fronte ad un caso di illegalità? Di qualcuno che ha agito in assenza di autorizzazioni? Una forma di abusivismo?
Se così fosse, sarebbe sconcertante. Significherebbe che la città è preda dell’anarchia.
Un chiarimento delle autorità a tal riguardo sarebbe opportuno.
A parte la sussistenza di queste due ipotesi, non ci resta per ora che riconoscere semplicemente la validità della sapienza popolare antica: non è saggio provvedere al superfluo prima dell’essenziale.

Vittorio Dinielli


Rastrelliera per biciclette a Santeramo in Colle.


Parcheggio per biciclette a Cassano delle Murge

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