venerdì 22 ottobre 2021

Piazza Peppino Impastato

 Piazza Peppino Impastato

- Acquaviva -

Da oggi anche la comunità cittadina di Acquaviva onora la memoria delle vittime della mafia con la dedicazione di una piccola piazza a Peppino Impastato nel quartiere San Giuseppe.
Molti sono quelli che conoscono la storia del giovane di Cinisi per via del famoso film I cento passi o anche per le canzoni che gli sono state dedicate o per i documentari storici che non mancano sulle vicende mafiose.
A raccontarci qualcosa di più, oltre gli episodi più noti rappresentati nella pellicola, a inquadrare meglio storicamente la vicenda politica, umana e intellettuale di Peppino Impastato è suo fratello Giovanni, alla cui presenza è stata scoperta la targa della piazza.
Peppino e Giovanni, due ragazzi che nel pieno degli anni '70 nella estrema provincia orientale di Palermo si scoprono figli di un mafioso.
Giovanni ci racconta oggi di suo fratello attraverso le pagine di un libro: Mio Fratello. Tutta una vita con Peppino.   
Ma ho la chiara impressione che Giovanni Impastato, in realtà, fa qualcosa in più!
La sua vita testimonia con tenacia e coraggio cosa significa cercare la verità!
E' questa la lezione e il testimone che Giovanni Impastato lascia alle persone che incontra e alle quali non smette di spiegare e raccontare la storia di suo fratello, della sua terra e della sua famiglia.
Cosa ha significato dall'uccisione di Peppino in poi cercare la verità?
Quante difficoltà ha incontrato quando il fratello veniva descritto come un terrorista? Quanto dolore e fatica è costato smentire le calunnie? Quanti sono stati i sacrifici per affermare la verità, quando bisognava lottare non solo contro i mafiosi, ma anche contro i primi giudici, i primi investigatori, contro chi si adoperò per deviare le indagini?
Afferma oggi Giovanni Impastato che "chi è rassegnato non ha più bisogno della verità".
Cercare la verità è il più delle volte un processo difficile e doloroso ed inevitabile è lo scontro con chi ha interesse a tenerla nascosta.
Cercare la verità costa sacrificio e non sono in molti quelli disposti a spendersi e a sacrificarsi per essa.
Cercare la verità è scomodante e faticoso.
La vicenda della famiglia Impastato mi riporta alla mente l'insegnamento di Giordano Bruno, quando affermava che "la verità è un valore in sé e per essa bisogna battersi al di là di ogni principio di ricompensa".
È proprio attraverso la testimonianza della ricerca della verità che ancora vedo in Giovanni Impastato è possibile avvalorare quella che già per S. Agostino era la più grande aspirazione dell'anima umana: "che cosa infatti l'anima desidera più fortemente della verità?" (Agostino, Commento al Vangelo di San Giovanni, XXVI, 5).
Quello di Peppino e Giovanni Impastato è essenzialmente un messaggio educativo, incarnato e testimoniato dalla propria vita.
È stato significativo a tal riguardo, in occasione dell'intitolazione della piazza, fare memoria di Austacio Busto, compagno di lotte politiche di una passata stagione, amministratore lungimirante e coraggioso testimone di giustizia, prematuramente scomparso.
Lo noto solo adesso.
Il calendario riporta oggi il nome di Giovanni Paolo II. Come dimenticare il suo grido ai mafiosi: "Lo dico ai responsabili! Convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!"
Avrei voluto chiedere a Giovanni Impastato quanta eco e quanta forza, a suo parere,  le parole risuonate il secolo scorso nella Valle dei Templi in quel lontano Maggio del '93 hanno ancora oggi e se nuovamente è possibile fare appello alla coscienza dei mafiosi, dei colletti bianchi e di quanti oggi muovono le leve del potere.
Ma secondo Giovanni Impastato non sarà oggi la voce dell'appello di un uomo, ma il lavoro di una comunità a dimostrare concretamente che il male si può sconfiggere e che c'è una possibile alternativa alla scelta criminale.
Con riconoscenza.

 Acquaviva delle Fonti, 22/10/2021






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