sabato 19 dicembre 2020

Paesaggi imperfetti



Milioni di pixel, ogni anno sempre più numerosi nel rispetto della nota legge di Moore, che la tecnologia sforna con valori esponenziali, con chip sempre più performanti, con sensori sempre più sofisticati, con software e automatismi da intelligenza artificiale, popolano in maniera sempre più aggressiva le modernissime strumentazioni fotografiche che professionisti del settore e dilettanti appassionati utilizzano quotidianamente per il proprio lavoro o nel tempo libero.
Stupefacente davvero è la qualità degli scatti che si possono ottenere con simili meraviglie della tecnologia.
Ma l'arte è un'altra cosa.
Se la tecnologia è in grado di catturare l'immagine o persino di crearla, l'arte è capace di cogliere l'idea, di leggere l'anima, di darci la possibilità di provare una sensazione e di trasmettere un'emozione.
A riprova di questa elevazione dell'arte sulla tecnologia, possiamo ammirare gli scatti che Vincenzo Mele, spogliatosi delle sue vesti professionali, ha realizzato nella nostra terra... a mani nude!
Abbandonato tutto l'armamentario tipico del fotografo professionista, si è buttato disarmato nei suoi quotidiani percorsi mattutini, nelle tranquille passeggiate per i viottoli extraurbani.
Che effetto fa cogliere la perfezione della natura con l'imperfezione dello strumento utilizzato per scattare?
Paesaggi imperfetti è il titolo della mostra fotografica diffusa, che abbellirà le vetrine dei negozi di via Iacoviello a Santeramo e che raccoglie il frutto di questa esperienza.
I paesaggi ritratti sono "imperfetti" perché sono immortalati al volo, con istantanee colte con un semplice telefonino, anche vecchiotto in verità, durante comuni passeggiate; a mano libera, senza l'ausilio di alcuna attrezzatura, cavalletti o obiettivi particolari, senza la ricerca della posa giusta e della luce più efficace. Imperfetti perché ripresi spesso per l’appunto in condizioni di luce critiche e da un mezzo poco sofisticato.
Paesaggi e scorci marginali, scatti privi della ricercatezza della spettacolarità a tutti i costi, paesaggi fuori da qualsiasi circuito turistico o escursionistico.
Cambiando forse il mezzo fotografico cambia anche la maniera in cui l'uomo vede la natura?
Di fatto, nei secoli passati, l'uomo ha cambiato il modo di vedere e di pensare il suo ambiente naturale, dapprima considerandolo come una prova o una traccia dell'esistenza di un Creatore, fino poi ad arrivare anche a ritenerlo il luogo dell'immanenza della divinità, come Spinoza affermava col suo Deus sive natura.
Dall'osservazione della natura è scaturita poi la teoria dell'origine delle specie di Darwin, negando non solo qualsiasi trascendenza divina ma qualsiasi fine teleologico della natura.
Nel pensiero del secolo appena passato la natura è il luogo della condizione dell'uomo nella sua gettatezza nell'esistenza, del suo essere buttato nel mondo senza alcun progetto sovraordinato.
Più fraternamente, secondo lo spirito francescano, preferiamo considerare la natura come sorella, o ancor più teneramente come nostra Madre Terra.
In qualsiasi modo vogliamo considerarla, sta di fatto che la natura è ancora là, con i suoi paesaggi mozzafiato.
Imperfetti, in realtà, non sono i paesaggi, ma spesso lo sono alcuni comportamenti umani, soprattutto quelli che deturpano la natura, la infangano, la inquinano e la distruggono.
Imperfetta non è la natura, ma la realtà umana. La stessa che un Dio ha voluto assumere nel mistero del Natale. La murgia, in fondo, come a me sembra, è un po' come la terra in cui nacque Cristo.
Comunque la si voglia vedere, in qualsiasi momento del giorno e della notte, la natura è dovunque e sempre là in attesa di essere guardata, come una donna sempre pronta a mostrarsi in tutta la sua nuda bellezza, come nel primo giorno di un fulgido amore.
Solo chi ha occhi amorevoli per questo territorio può percepirne il caratteristico fascino, la sua malia particolare, la suggestione avvincente, l'atmosfera d'incanto indefinibile.
Vincenzo Mele, in questo, ha avuto ancora una volta occhi tenerissimi per la Murgia, nella quale viviamo.

 Vittorio Dinielli


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