mercoledì 12 dicembre 2012

Fratello serpente


Fratello serpente

Accade di frequente. E’ successo a Bari solo qualche mese fa.
Trovare un serpente a godere del caldo sul cofano dell’auto o trasportarlo inconsapevolmente da un luogo all’altro all’interno del vano motore è un’esperienza che hanno fatto in molti.
Questa volta la scena si è svolta ad Acquaviva.
In una fresca e serena giornata d’autunno, un giovane automobilista torna in città con la sua auto.
Dall’Ospedale Miulli, dove lavora, al paese la distanza è breve: il primo costone di murgia è appena li, poco lontano dalle abitazioni cittadine, sotto lo sguardo, appena un passo dalla moderna civiltà urbana.
Cosa succede se ti ritrovi non il famoso tigre nel motore, vecchio slogan pubblicitario degli anni ‘60, bensì ti accorgi che ad affacciarsi timidamente dalla presa d’aria del cofano dell’auto è la testa di un serpente?
Dapprima accorrono le forze dell’ordine e immancabilmente uno stuolo di curiosi, un po’ meravigliati un po’ spaventati dalla notizia dell’insolito ritrovamento.
Quando sul posto si precipita una troupe televisiva che inizia a riprendere, a distanza di sicurezza, e ad intervistare non solo l’involontario protagonista della scoperta ma anche i numerosi spettatori, per i carabinieri non resta che cercare di contenere almeno la calca.
Nessuno fa nulla. Nessuno forse sa cosa fare: meglio chiamare in soccorso gli esperti.
Quasi si trattasse di materiale esplosivo, incendiario o comunque pericoloso, vengono allertati i vigili del fuoco, proverbialmente noti per aver sempre dimostrato alta professionalità, sangue freddo in ogni circostanza avversa, abilità in ogni situazione di pericolo. Non sono pochi i casi in cui intervengono anche per soccorre animali in pericolo o in difficoltà: è stato così anche per il tasso salvato prima che affogasse nei vasconi in contrada Cocevoline a Santeramo o per i numerosi gatti che in molte città, impauriti e incapaci di scendere dagli alberi, restano a miagolare la loro paura di ripercorre la strada al contrario.
“Sicuramente è scappato da un circo” risponde all’intervistatrice uno sbigottito spettatore. “E’ sicuramente pericoloso: è lungo più di due metri” aggiunge un altro. La paura, di certo, sortisce l’effetto di ingigantire le proporzioni e di rendere la minaccia incombente e più pericolosa di quello che è in realtà. Ma trattandosi di un serpente è sempre meglio essere prudenti.
Sarebbe bastato forse solo un veterinario, un erpetologo, un contadino, un escursionista, un naturalista, un biologo per capire che si trattava di una specie innocua.
Qualcuno ha anche proposto di chiamare un incantatore di serpenti.
La calca di curiosi accoglie con sollievo l’arrivo dell’imponente mezzo di salvataggio dal quale scendono gli uomini con le tute e con gli strumenti necessari per liberare l’autoveicolo dall’indesiderato ospite.
Il cervone: chi è costui?
Non una strana ed esotica specie. Era solo un comunissimo e giovane cervone, infreddolito e impaurito per quello che gli stava accadendo: cosa mai aveva potuto fare per meritare una platea così numerosa? Eppure il suo habitat è proprio sulla murgia.
Il serpente è nel sacco e tutti si sentono rinfrancati per lo scampato pericolo.
Non un pitone costrittore africano, né una gigantesca vipera: l’Elaphe quatuorlineata è un serpente della famiglia dei colubridi. È il più lungo serpente italiano ed uno tra i più lunghi d'Europa, dagli 80 ai 240 cm, anche se raramente supera i 160. È di colore bruno-giallastro.
Il cervone, dal manto quadrilineato, è una specie rigorosamente protetta a livello europeo.
Se il falco grillaio è il signore dei cieli della murgia, il lento cervone è uno dei protagonisti della terra, insieme al ramarro, al biacco, alla coronella, al colubro leopardiano, alla natrice dal collare e alla tanto vituperata vipera che abitano la nostra murgia.
A Cocullo, piccolo paese vicino L’Aquila, viene affidato proprio al cervone il religioso compito di onorare il santo patrono: decine di serpenti intorno alla statua del santo portata in processione.
Anche a Santeramo, in occasione della festa di S. Erasmo del due giugno scorso, alcuni rettili hanno fatto bella mostra di sé tra le bancarelle e la folla di passanti.
Approfittando dello spazio della vetrina messo a disposizione dalla libreria Libriamo, Fabio Perna, giovane erpetologo, serpenti alla mano, come se fossero animali addomesticati, per tutto il pomeriggio ha illustrato a piccoli e grandi le caratteristiche e l’utilità ecologica delle diverse specie. Una vera e propria lezione che ha suscitato grande interesse: in tanti hanno chiesto come riconoscere i serpenti pericolosi da quelli innocui. A questo studioso si deve anche una relazione scientifica sullo stato delle zone umide della murgia di Santeramo e un dettagliato censimento delle specie presenti che rendono questo territorio particolarmente ricco per la sua biodiversità.
Delle 30 specie di rettili e anfibi presenti in Puglia, a Santeramo ne sono state individuate e studiate ben 19.
Le reazioni osservabili quando capitano inconsueti ritrovamenti di serpenti evidenziano un aspetto: è ormai andata completamente perduta la conoscenza della natura che ci circonda e della sua ricchezza: quasi più nessuno ormai è in grado di distinguere le specie viventi che ci circondano, protagonisti del creato che un tempo spinsero il fraticello di Assisi ad elevare lodi al Creatore per le sue magnifiche creature.
Sarà lo spirito di Francesco ad aiutarci a superare una volta per tutte quell’odioso retaggio culturale che vuole personificare nell’immagine del serpente le paure più angoscianti e insidiose, come simbolo di tutto il male.
La vita della città non ha più nulla a che spartire con la vita della campagna, con i cicli della natura. Eppure solo non molti anni fa per i nostri nonni la campagna circostante era un universo intero.
Rettili e anfibi: si possono amare questi animali? Nicola Nitti ce lo dimostra nel suo libro, ricco di foto e di efficaci descrizioni. 400 scatti in presa diretta nella nostra terra, dalle Matine di Santeramo sino all’ultima nicchia ecologica del tacco d’Italia. Il libro “RETTILI E ANFIBI DI PUGLIA”, disponibile in libreria a Santeramo, si rivela un’utilissima mappa guidata per conoscere meglio serpenti, tartarughe, raganelle, lucertole, ramarri, luscengole, rospi, gechi, rane, tritoni, natrici, biacchi, saettoni…

Vittorio Dinielli




Foto.












Rettili e anfibi sono bioindicatori privilegiati della qualità ambientale.

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