mercoledì 13 marzo 2019

Santeramo in Colle: una città per l'uomo o per l'automobile?

Santeramo in Colle: una città per l’uomo o per l’automobile?

Non ho potuto fare a meno di provare apprezzamento per quella squadra di operai che nelle prime ore della mattina della scorsa domenica erano già a lavoro in Via Japigia.
Qualcuno citofonava agli appartamenti e con garbo chiedeva di spostare le auto parcheggiate, dato che nessun avviso era stato diramato o esposto nei giorni precedenti per informare gli abitanti ed i cittadini tutti dell’avvio dei lavori, per poter procedere senza intralcio alla pitturazione delle strisce di delimitazione degli stalli dei parcheggi delle auto: opera eseguita con precisione geometrica.
Permettere un più ordinato parcheggio delle automobili è indubbiamente un miglioramento del quale prendere atto con soddisfazione, data anche la constatazione che per ottenere un tale risultato, in fondo, è bastato tracciare sull’asfalto delle strisce blu.
Blu?
Ma perché mai avranno tracciato strisce blu e non, o non anche, bianche o gialle?
Forse solo perché in passato erano ancora dipinte di blu, nonostante da anni non fossero più attivi parcheggi a pagamento, parchimetri o disco orario?
Solo per ricalcare in maniera pedissequa le strisce prima esistenti?
Possibile non ci siano state altre direttive che non fossero quelle di un ripristino tal quale dello status quo, anche se si trattava di un esistente ormai privo di funzione e ormai senza senso?
Dopo aver preso atto ed espresso sincero apprezzamento insieme ad un giudizio complessivamente positivo (a parte l’inestetismo che evidenzia il nuovo asfalto eseguito solo per metà strada) per i lavori presumibilmente finalizzati a ripristinare ad arte lo stato antecedente l’interramento di cavi in fibra ottica, non posso non esprimere alcune perplessità sulle quali sono stato indotto a riflettere proprio vedendo quegli operai completare il loro lavoro.
Sono state tracciate solo strisce blu, neppure uno stallo con le strisce bianche o gialle, come se questi colori non avessero diritto di cittadinanza.
Qualcuno ha già ironizzato ipotizzando l’esaurimento degli altri colori.
Neppure un solo attraversamento pedonale è stato disegnato in tutta Via Japigia.
Che strana idea di città quella in cui ci si preoccupa delle automobili e per nulla delle persone che la vivono a piedi.
Questa penosa considerazione diventa drammatica se ci si sofferma ad osservare la strada con maggior attenzione: automobili che sfrecciano spesso a velocità folli, quasi che la discesa fosse una pista, marciapiedi a tratti impraticabili, a tratti sconnessi ed insidiosi, col serio e non trascurabile rischio di inciampare e cadere.
Una situazione di fatto che, ben oltre il drammatico, rischia di scivolare verso il tragico. Basta infatti osservare un manufatto edilizio la cui esistenza continua ad uccidere tutte le vaghe promesse elettorali di abbattimento delle barriere architettoniche e non smette di interrogare i buoni propositi chi di con generosità ha deciso di spendersi per il bene comune dei cittadini nella gestione pubblica della città: una barriera edilizia che restringe pericolosamente un marciapiede della via e che costringe spesso chi la percorre a piedi, o in carrozzella, o spingendo un passeggino, o con le stampelle, o trasportando una valigia, o con un carrello della spesa, a scendere dal marciapiede ed invadere la carreggiata percorsa dalle auto spesso ad alta velocità.
Nello stato attuale delle cose non ci resta che sperare nella buona sorte, affinché non avvenga mai l’irreparabile e non occorra aspettare l’intervento della cronaca nazionale per porre rimedio alla anomala situazione con gli opportuni provvedimenti di sicurezza.
Come possa essersi sedimentata una simile situazione è un mistero che ormai neppure la ricerca storica sarà in grado di sciogliere.
Eppure basterebbero semplici accorgimenti, forse solo due linee di vernice sull’asfalto, per mettere il tutto in sicurezza: si potrebbe, per esempio, invertire il lato di parcheggio delle automobili, oppure allargare anche di quel poco necessario il marciapiede e disporre i parcheggi in fila invece che a spina di pesce. Va fatto per inciso rilevare il sorprendente esito di riqualificazione che è stato ottenuto con l’allargamento del marciapiede di via Donizetti: un eccellente risultato che ha portato al miglioramento della zona e della qualità della vita dei pedoni.
Si potrebbero trovare diverse soluzioni e sicuramente agli esperti del settore e agli amministratori non mancherebbero le capacità di individuare e adottare scelte tecniche decisamente migliori di quelle qui abbozzate, se solo volessero farsi carico della soluzione del problema.

Vittorio Dinielli
vittoriodinielli.blogspot.com

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